Sulla RICONCILIAZIONE
".....Questi sono giorni di ispirazione e riflessione. Questi sono giorni di Riconciliazione. Riconciliazione sincera con noi stessi e con coloro che ci hanno ferito. In quelle relazioni dolorose che abbiamo patito non stiamo cercando di perdonare né di essere perdonati. Il perdono richiede che uno dei termini si metta ad un'altezza morale superiore e che l'altro termine si umili di fronte a chi perdona. Ed è chiaro che il perdono è un passo più avanzato di quello della vendetta, ma non lo è tanto quanto quello della riconciliazione.
Neppure stiamo cercando di dimenticare le offese che ci siano state. Non è il caso di tentare la falsificazione della memoria. È il caso di cercare di comprendere quello che è accaduto per entrare nel passo superiore del riconciliare. Niente di buono si ottiene personalmente o socialmente con l’oblio o col perdono. Né oblio né perdono! Perché la mente deve rimanere fresca ed attenta senza dissimulazioni né falsificazioni. Stiamo considerando ora il punto più importante della Riconciliazione che non ammette adulterazioni. Se cerchiamo la riconciliazione sincera con noi stessi e con quelli che ci hanno ferito intensamente è perché vogliamo una trasformazione profonda della nostra vita. Una trasformazione che ci tiri fuori dal risentimento nel quale, in definitiva, nessuno si riconcilia con nessuno e neanche con sé stesso. Quando arriviamo a comprendere che dentro di noi non abita un nemico ma bensì un essere pieno di speranze e fallimenti, un essere nel quale vediamo in rapida successione di immagini, bei momenti di pienezza e momenti di frustrazione e risentimento. Se arriviamo a comprendere che il nostro nemico è un essere che ha vissuto anch’egli con speranze e fallimenti, un essere nel quale ci sono stati bei momenti di pienezza e momenti di frustrazione e risentimento, avremo messo una sguardo umanizzatore sulla pelle della mostruosità.
Questo cammino verso la riconciliazione non sorge spontaneamente, cosi’ come non sorge spontaneamente il cammino verso la non violenza. Perché entrambi richiedono una grande comprensione e la formazione di una ripugnanza fisica della violenza.
Non saremo noi a giudicare gli errori, nostri o altrui, a questo fine ci saranno i risarcimenti umani e la giustizia umana e sarà la statura dei tempi quella che eserciterà il suo dominio, perché io non voglio giudicarmi né giudicare... voglio comprendere in profondità per pulire la mia mente da ogni risentimento.
Riconciliare non è dimenticare né perdonare, è riconoscere tutto quello che è accaduto e proporsi di uscire dal circolo vizioso del risentimento. È scorrere lo sguardo per riconoscere gli errori in se’ e negli altri. Riconciliarsi internamente è proporsi di non passare per lo stesso cammino due volte, ma disporsi a riparare doppiamente i danni prodotti. Però è chiaro che a coloro che ci hanno offeso non possiamo chiedere di riparare doppiamente i danni che ci hanno provocato. Tuttavia, è un buon compito far vedere loro la catena di danni che continuano a trascinarsi nella loro vita. Facendo ciò ci riconciliamo con chi abbiamo sentito prima come un nemico, anche se ciò non fa si’ che l'altro si riconcili con noi, ma questo fa già parte del destino delle sue azioni, sulle quali noi non possiamo decidere.
Stiamo dicendo che la riconciliazione non è reciproca tra le persone ed anche che la riconciliazione con se stessi non comporta come conseguenza che altri escano dal loro circolo vizioso, anche se si possono riconoscere i benefici sociali di una simile posizione individuale....."
tratto dal discorso di Silo a Punta de Vacas, maggio 2007
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